Il “vino biotech” antiparassiti
Ricercatori dell’Università di Monaco sono convinti che per accelerare la crescita di vite, senza attacchi di insetti e funghi, bisogna guardare dentro il chicco d’uva. Una doppia mutazione del Dna. È in un punto particolare del suo patrimonio genetico millenario che gli scienziati dell’Institute for Gravepine Breeding JKI, hanno osservato il fattore che rende vulnerabili tralci e acini.
Cruciale per la lunga storia della coltivazione delle uve è stato l’arrivo nel 1800 di due parassiti dei vitigni, un afide e un fungo, provenienti dal Nuovo Mondo che distrussero gran parte della produzione, soprattutto francese. Le moderne tecniche genetiche hanno permesso di ricostruire quello che accadde. I risultati dello studio sono anche un passo avanti, contro il quale sono in molti a storcere il naso, per controllare in laboratorio la “forza genetica” delle piante. Una rivoluzione che coinvolge anche anche gusto e aroma nella bottiglia, ma anche la salubrità del nettare che finisce nei nostri bicchieri.